Oltre all’ingresso dei capitali nelle farmacie e alla soppressione del limite delle quattro licenze per ciascun soggetto titolare di farmacia, la prima versione del disegno di legge sulla concorrenza prevedeva – come ulteriore misura di liberalizzazione – la cosiddetta “deregulation” dei medicinali di fascia C. Questi medicinali, secondo la previsione dell’originario disegno di legge, avrebbero potuto essere dispensati anche al di fuori dalle farmacie e precisamente in parafarmacie e supermercati. Peraltro, nella versione definitiva del disegno di legge (attualmente all’esame del Parlamento), questa norma sulla liberalizzazione dei medicinali di fascia C è stata stralciata, benchè il Ministro della Salute abbia ancora di recente affermato che la norma stessa potrebbe essere reintrodotta nel corso dell’iter di approvazione parlamentare del disegno di legge.
La questione della liberalizzazione dei medicinali di fascia C continua dunque ad essere fonte di ampie discussioni, che vedono spesso gli argomenti delle associazioni dei consumatori (favorevoli ovviamente alla liberalizzazione) contrapporsi agli argomenti delle associazioni rappresentative dei farmacisti (che invece sono, in linea di massima, contrarie alla “deregulation” della fascia C). Le associazioni dei consumatori hanno forse ragione a sostenere che la dispensazione dei medicinali di fascia C anche al di fuori delle farmacie garantirebbe ai cittadini una maggiore facilità di reperimento dei medicinali stessi. Senza contare che questa liberalizzazione potrebbe incrementare il volume di attività delle parafarmacie e dei corners di prodotti farmaceutici all’interno dei supermercati, con possibili ripercussioni positive a livello occupazionale. Allo stesso tempo, però, bisogna tener presente il concetto di fondo per cui l’attività di dispensazione dei medicinali attiene all’erogazione del servizio sanitario pubblico e che quindi le liberalizzazioni in questo campo debbono essere attuate con cautela. L’idea che l’attività espletata dalle farmacie sia equivalente a quella posta in essere da parafarmacie e supermercati è infatti non solo errata, ma anche pericolosa. Errata perché le farmacie erogano – come si è appena detto – un servizio pubblico, mentre l’attività delle parafarmacie e dei supermercati ha natura esclusivamente commerciale. E pericolosa nella misura in cui rischia di indebolire e delegittimare il ruolo delle farmacie nell’ambito del servizio sanitario nazionale.
Ben vengano, dunque, le liberalizzazioni. Ma solo quando il concreto vantaggio che ne derivi al cittadino sia effettivo e tale da non delegittimazione il ruolo pubblico delle farmacie. Nel caso della liberalizzazione dei medicinali di fascia C, non sembra però che il vantaggio per i cittadini sia tale da poterlo considerare utile poiché non si prospetta né una facilitazione del reperimento dei medicinali né una positiva ricaduta occupazionale. A fronte di ciò, la portata liberalizzatrice della norma in esame apparirebbe dunque notevolmente ridimensionata (così come, forse, la sua utilità).